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mercoledì 9 settembre 2015

Strappalacrime

C’è ancora, il ‘drammone’. Quel bel libro denso e commovente. Quella storia che emoziona e strazia. Quel racconto sul filo della tristezza. Quelle pagine colme di pathos.
Ha anche molti estimatori, in verità. Lettori appassionati a trame di umanità malinconica, travagliata, intensa.
Che in fondo il processo di immedesimazione talvolta è lì, appena sotto pelle, e scatta al volo, al primo capitolo. E non solo. Il pianto ha un grande effetto rilassante: il libro strappalacrime calamita tutte le tensioni e poi le scioglie, capta l’attenzione e distrae dagli orrori di chi legge. Talvolta è un paragone consolatorio. Altre ancora è un bel nutrimento alla sensibilità: insomma fa sentire ‘migliori’.
Se mai, cari autori, occorre evitare le forzature melense e prendere il ritmo giusto. Ci vuole un pizzico di ispirazione, parecchia applicazione, raffinato realismo…

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