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domenica 20 settembre 2015

Un racconto pop

Io mi oriento così male tra i generi che qualche volta rasento la crisi professionale. Insomma d’accordo un orientamento di massima ma la gabbia è soffocante.
Qualcuno parla di pop alludendo a una letteratura ‘d’intrattenimento’ o ‘d’evasione’ come se questo fosse un tantino squalificante. In un’ottica commerciale il libro popolare è quello che può permettersi di scalare le classifiche di vendita ma, a parte questo, credo una storia e uno stile possano non raggiungere livelli da opera d’arte ma avere enorme dignità e grande appeal.
Peraltro, oggi più che mai, il fascino del pop è nella vita stessa. Non sostengo che abbiamo bisogno di narrazione <di consumo> ma che il tempo e il costume veloci vadano raccontati anche con un profilo ironico, di conforto, di facile godibilità. E non sono convinta si debba sacrificare molto la ‘qualità’: qualche volta è solo questione di interpretazione e di spirito, ecco. Possiamo lanciarci in un libro pop e farne un cult perché è uno spaccato vivo di una realtà dirompente. Possiamo dargli un ritmo che, oltre lo scetticismo, sfiderà ogni epoca. Soprattutto possiamo rendere onore, all’anima pop.

E poi comunque il bello delle pagine e della lettura è ciò che ognuno è libero di trovarci dentro…

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