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sabato 4 giugno 2016

Racconta la tua fatica!

La fatica, di lavorare, vivere, amare, scalare una montagna o tenere a bada i propri mostri, è comune, molto comune. Talmente comune da far impennare il livello di coinvolgimento e immedesimazione del lettore.
Ecco, le storie che narrano la fatica hanno quella vena umana che ci fa sentire meno soli, non troppo fallimentari, perfino riappacificati con il mondo e con noi stessi.
I migliori libri del genere sono quelli che ci aiutano anche a ridere. Spogliandoci della tensione, infatti, la disperazione diventa dolce e autoironica. Scorgere l’affanno diffuso ci fa tirare un sospiro di sollievo. Ritrovarsi in compagnia apre la porta alla speranza.
Funziona davvero così, è un meccanismo inconscio fortissimo.
D’altra parte la ‘bravura’ è tutta in un equilibrismo tra nudo realismo e velata sdrammatizzazione. Guai a spiattellare in modo saccente qualche formuletta magica, la mossa vincente è sempre quella di regalare al lettore una carezza che lo incalzi a prendere in mano la sua fatica con un sorriso.
D’altra parte, diciamo la verità, quelli che non sudano, non tremano, non piangono possono pure piacere -sotto sotto- ma sembrano mettere nero su bianco un’ingiustizia, uno sfottò, una fortuna sfacciata. Roba che non tutti i lettori digeriscono e perdonano…
In fondo la fatica fa bene a chi la racconta e a chi la legge: alleggerisce entrambi!

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