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giovedì 20 ottobre 2016

Storytelling aziendale

Alcune aziende sono arrivate da anni, a comunicare il brand con la narrazione. Qualcosa che va molto oltre la pubblicità, arriva alla pancia e alle emozioni del target di pubblico, esprime empatia, coinvolge e genera identificazione, condivisione di valori e poi diffusione.
Questione di personalità, delle aziende e dei loro prodotti. Questione di comunicazione efficace di uno stile. Questione di sensibilità, per intercettare aspirazioni e sentimenti, e di abilità, per soddisfarli e accarezzarli.
Ci torno spesso, sulle riflessioni che queste scelte e queste espressioni richiedono e significano. In vista ci sono enormi possibili risultati, oggi bisogna però cavarsela egregiamente con quella che viene chiamata cross-medialità ovvero padroneggiare con fluidità l’utilizzo dei vari canali di racconto del brand e dell’azienda: i social media, il sito, il blog, il libro. E, soprattutto, bisogna giocare con forza e cuore. Creare appeal non basta peraltro, bisogna mantenerlo. Nessuna improvvisazione dunque e neanche formule rampanti di marketing.
Quello che le aziende hanno di fronte è un potenziale cliente che non deve solo acquistare, deve innamorarsi di ciò che acquista e diventarne testimonial.
Il mio lavoro, nel campo dello storytelling aziendale, parte dalla profonda conoscenza della storia e dei valori del marchio, dallo studio del pubblico di riferimento, da una visione allargata al mercato, al tempo, alle tendenze, ai bisogni e ai desideri che aspettano di essere intercettati. Solo dopo si sviluppa in formule narrative.
Dalla mia ho un enorme vantaggio. Scrivo per il pubblico, proprio quello stesso pubblico cui le aziende ambiscono, scrivo per artisti e personaggi pubblici, scrivo per diverse (molto diverse!) realtà e questo mi permette di avere una visione più ampia e perfino più intima…

Eppure ogni volta e per ogni organizzazione è un viaggio. Lungo, impegnativo, importante. Una sfida. Un’occasione. Una scoperta.

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