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lunedì 13 marzo 2017

Offerte di lavoro

C’è ben poca offerta, pensiamo tutti, in tempi di carestia.
Eppure c’è chi vive, occupandosi di offerte di lavoro. Figure professionali e siti dedicati proprio al punto di incontro domanda/offerta, a gestire la ricerca (e ahimè pure selezione e valutazione), a occuparsi della mitica job description.
Proprio mitica, in tempi in cui a descrivere mansioni, skills e finalità, ci stanno magari  inesperti stagisti, improvvisati del lavoretto da scrivania o incompetenti patentati.
Ci sarebbe da ridere, se non ci fosse da piangere, a scorrere le mail di infojobs con una sfilza di offerte di corso per qualcosa che, se va alla grande è gratis altrimenti è pure a pagamento. Insomma la nuova offerta di lavoro in molti casi è l’offerta di un corso per imparare un lavoro che non troverai.
D’altra parte è pur vero che offerte di lavoro serie e molto reali ci sono eccome, tutte inerenti ad alcuni specifici ruoli e destinate a ben definite professionalità. Linkedin può fornire utili tracce.
Quello che mi sconcerta è che molte delle aziende all’autentica ricerca di queste risorse umane vogliano ancora la persona fisicamente in sede. Perché? Certe attività, che svolgo professionalmente, si eseguono da casa in modo eccellente con minori costi per il mio committente. Non solo. Si misurano comodamente, in risultati e non certo in ore, si fondano su responsabilità, competenze, fiducia, quindi non richiedono un cartellino, un controllo visivo, una routine. Anzi. Sono lavori essenzialmente creativi e che dovrebbero sempre essere affidati a chi sa organizzarsi in modo autonomo.
E non parlatemi, in questo caso, di visual, di team e atmosfera da condividere. Questi sono concetti molto importanti, sia ben chiaro, ma si possono rispettare, attivare, favorire, anche in remoto. Of course. Aggiungo che molte aziende è ora capiscano che è proprio <fuori> che si raccolgono i desideri, le necessità, i sogni, le tendenze ovvero i preziosi orientamenti del racconto e della produzione...
Ho l’impressione che si stenti a compiere il salto. Finalmente è stato compreso che servono umanisti, comunicatori, strateghi del brand storytelling on line, social media manager, ma è una sorta di comprensione senza ali, ancora rigidamente ancorata allo schema dell’organigramma.

A dirla tutta è anche un po’ buffo per me immaginare un ‘collega’ che sta connesso al mondo rigidamente dalle 8 alle 17 o dalle 9 alle 18… 

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